ROMANZO
La primavera di Palma
di Salvatrice Vilardi
FUORI CATALOGO
Nota biografica
Salvatrice Vilardi nasce a Villalba (CL) il 15 agosto del 1965. Vive e lavora a Livorno e si occupa, fra l’altro, di pittura e recitazione.
«Scrivere è una cosa che nasce spontanea in me e ha lo scopo di trasmettere le mie emozioni, nella speranza di lasciare un segno, colmare un vuoto nel lettore, coinvolgendolo e facendolo sentire protagonista dei miei scritti. Questo vale anche per La primavera di Palma, dove è mia intenzione far immergere il lettore nel racconto».
Prefazione di Giovanni Schillaci
In questo secondo romanzo, la scrittrice Salvina Vilardi ci presenta uno spaccato della Sicilia a cavallo tra gli anni ’30 e ’40, raccontato attraverso le parole della zia Palma, che sgrana, capitolo dopo capitolo, come in un rosario, i trascorsi fondamentali avvenuti all’interno della sua famiglia: le nascite, le gioie, i matrimoni, i dolori e i lutti, non mancando di presentare uno spaccato reale della Sicilia di allora, piena di povertà e miseria. La scrittrice, per scelta personale, decontestualizza l’ambiente originario dove avvengono i fatti narrati, ambientando il romanzo in un paese dei monti Peloritani, Castroreale, in provincia di Messina. Pur mutando il luogo e il nome dei suoi personaggi, tutto permane magicamente invariato, un setting e una trama che potrebbero svolgersi in un qualsiasi paese del meridione di quel periodo, dove i palpiti del cuore, gli avvenimenti, le emozioni e i sentimenti, resistono alle avversità, come costanti universali intatte: proprio come la voce e il fare rassicurante di zia Palma che accompagna l’intero romanzo!
In superficie vi è la trama, quella dei personaggi principali della famiglia di zia Palma: un padre agricoltore, la madre che accudiva la casa, tanti figli, un solo vestito cucito in casa, da usare solo per le domeniche e le feste comandate. Dietro la trama, l’ordito, costituito dalle condizioni di precaria esistenza, dalle condizioni culturali ancora legate a credenze popolari come la “maària”, dall’avvento dell’emigrazione, dal poco sviluppo in campo medico, della lieve ripresa postbellica, condizioni – queste – che pervadono non solo Castroreale, ma l’intero meridione a cavallo tra le due guerre. Bastano le parole “amore”, “tradizione” e “destino” a far da chiave a questo libro: l’amore di zia Palma per Silvestro, un uomo onesto, ma figlio di un pocodibuono, un amore “quindi” contrastato dalla famiglia di lei, un amore tanto forte da resistere sino alla fine, nonostante il non coronamento; le tradizioni legate alla famiglia, all’onore, alla società rurale: “quando vivi in un piccolo paese, devi rendere conto alla gente”; il destino, un destino accompagnato dalla peculiare e atavica rassegnazione che caratterizzava i personaggi del meridione, i quali però fanno nel romanzo da contro altare alla caparbietà di zia Palma.
Ma il romanzo testimonia, nonostante la mancata realizzazione del sogno amoroso di Palma, la volontà della nuova Sicilia, del nuovo meridione, che, pian piano, tenta di scrollarsi di dosso quest’aurea fatalistica, anche se poi è per scelta, è per costrizione sociale che il sogno di Palma non si avvererà mai: Zia Palma cerca di ribellarsi alle costrizioni sociali, difendendo la propria identità e il suo sentimento. Il suo comportamento subisce così dapprima una dicotomia: in pubblico e a casa figlia modello e tradizionale, donna libera invece nel nascondimento, nascondimento che cela gli incontri amorosi con Silvestro e la sua oramai ferma intenzione di rendere pubblica questa relazione. Ma, a causa di avvenimenti nefasti che colpiscono la sua famiglia, Palma si ritroverà ancora una volta a decidere tra sentimenti e doveri…
Un romanzo avvincente, che cattura sino alla fine, con una tecnica descrittiva trascinate, che rapisce il lettore e lo immerge in un mondo, quello della zia Palma, dove le emozioni, gli odori, gli umori, i paesaggi e i personaggi diventano talmente reali, da essere quasi tangibili al lettore.