Presentazione
Antonella Pavasili scrive, quindi parla, con autenticità.
È il primo pensiero che ho avuto quando ho letto il suo dattiloscritto, al fine di stabilire se pubblicarlo in una delle collane editoriali della Smasher.
Trovare la sua genuinità di sentimenti è ormai cosa rara, ancora di più è difficile farla emergere su Facebook, il primo canale ‘virtuale’ dove ha lasciato le sue impronte narrative.
All’interno dei social network, infatti, spesso accade di presentarsi in maniera differente, di curare la forma a discapito della sostanza, di essere un altro noi, più imbellettato di quando invece viviamo la vita di tutti i giorni e non abbiamo bisogno di alcun trucco scenico per presentarci agli altri.
Al contrario, la nostra autrice, che io amo definire pensatrice, non aggiusta nulla, ma ci rimanda il suo pensiero così come nasce dai sentimenti che prova, senza che la ragione debba per forza razionalizzare, aggiustare e trasformare.
La definisco pensatrice perché scrive come se stesse pensando ad alta voce rispetto a ciò che le accade. Ci racconta, con acume e spesso accento poetico, cosa osserva, i suoi amori più intimi (come quello struggente, che torna e ritorna, nei confronti dell’amato e indimenticabile padre), i fatti sociali, l’idea di famiglia, ecc.
Per anni Antonella Pavasilli ha condiviso, sui suoi profili social, il suo sguardo, acuto e sensibile, sulle cose del mondo rimandandoci l’idea che anche se un certo tempo non tornerà mai più, noi possiamo restare veri, ancora ancorati ai buoni sentimenti e condividerli con gli agli altri, cambiando marcia, riducendo quella velocità che talvolta ci rende insensibili.
Non fa un lavoro semplice: Antonella Pavasili è una donna di legge e come tale spesso si trova a districarsi tra norme, leggi, sentenze e interpretazioni più o meno estensive dei codici. Ciò non la allontana, però, dalla capacità di avere una evidente sensibilità nei confronti delle fragilità, sia quando – per esempio – appartengono a chi non arriva a fine mese con la sua pensione, sia quando riguardano le donne violate e maltrattate. Una carezza alle fragilità degli altri, ma anche alle proprie, perché non bisogna mai vergognarsene, né bisogna per forza interpretare una forza e un potere che per anni, forse anche secoli, è stata affiabbiata al genere maschile, con una finta granitica invincibilità.
Il suo papà la chiamava masculedda, probabilmente per ricordarle che non aveva nulla meno degli uomini e che comunque nella vita ce l’avrebbe fatta. Ed è successo proprio questo: Antonella ce l’ha fatta. Prima come persona, come donna, come essere umano e sicuramente anche come professionista attenta al proprio lavoro e alla comunità.
Il presente volume non è semplicemente una raccolta dei suoi post su Facebook, con qualche pezzo inedito, ma è un atto di generosità, un voler cristallizzare i buoni sentimenti e la speranza che per chiunque ci sia ancora un’occasione, per esserci, per vivere, per farcela, per dare e ricevere un gesto gentile. Grazie Antonella, grazie per questa generosità e questa genuinità.
Giulia Carmen Fasolo
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Note biografiche
Avvocato con la passione per la scrittura. Molti suoi scritti sono stati ripresi da testate nazionali e talvolta tradotti in più lingue. Impegnata nel sociale e attivamente in politica a livello locale, si è occupata anche di violenza di genere e legalità, oltre che di fatti legati alla Sicilia. Non ha partecipato a concorsi, tranne una volta su invito espresso degli organizzatori, con una poesia in vernacolo, ricevendo una menzione speciale.