Prefazione di Giulia Carmen Fasolo
“Filologia dell’Anima”, il nuovo testo di Carmelo Eduardo Maimone, ci conduce a un passo dalle piccole cose, quelle di valore, preziose ed essenziali.
Non c’è alcuna fretta in questa nuova pubblicazione, anzi è leggera come un venticello fresco, che soffia sulla strada, sulle persone e sulle cose senza burrasche. Tra radici, pensieri, ricerche dell’intimo, sembra che in ogni pagina lo smarrimento riesca a trovare presto il suo raggio di sole. Anche quando la vita sembra immersa nella nebbia fredda del primo mattino, arriva una dolce e tenera pioggerellina a mandare via il superfluo e a ricordarci da dove veniamo e perché siamo al mondo, a riconciliarci con la natura.
Maimone conduce il Cammino di San Francesco e ci ricorda, a ogni passo e a ogni fatica, che la fretta non è mai amica della maturità, che invece bisogna fermarsi anche nella ricerca di noi, immersi in un paesaggio che la natura – più grande e più magnificente di noi – ha voluto donarci. Anzi, ha voluto donarsi, nonostante le nostre umilianti e continue offese.
Il nostro Autore non è nuovo a percorsi di vita, basti pensare che per i tipi Smasher ha già pubblicato il suo Cammino di Santiago. “Oggi” torna a noi raccontandoci di tappe e incontri, di quanto sia faticoso restare legati alla nostra vera essenza e di come l’uomo di oggi, che ci parla, ci scrive e ci racconta di sé, sia il risultato non di una meta raggiunta, ma di un cammino incessante, mai interrotto, tra sé e l’Altro, passando attraverso l’incontro con tutti gli altri esseri umani. Un po’ come la storia di Francesco D’Assisi, che è stato uomo e poi santo, lasciando indietro le cose meno importanti, ma portando con sé – sarebbe meglio dire dentro di sé – quell’incessante e invincibile desiderio di congiungersi con la dimensione dell’Infinito, a cui possiamo solo tendere e da cui possiamo al massimo farci toccare… Decidere di intraprendere il Cammino di San Francesco ha motivazioni profonde, Carmelo Eduardo Maimone lo sa bene, che di certo si allontanano dalle “mode della contemporaneità”. Si tratta, semmai, della scelta – graduale – di lasciare cadere le zavorre e condursi verso il Pensiero, che ci insegna ad ascoltare il nostro intimo e a fare silenzio dentro di noi.
Spegnere un po’ le luci, diradare i rumori, prendere le distanze dal vortice della civiltà post-moderna, vuol dire innanzitutto ritrovarsi. Perlomeno provarci. Carmelo Eduardo Maimone fa questo, ma non per alienarsi dal tempo in cui vive e da questa sua comunque meravigliosa esistenza, ma per prepararsi a conoscere una dimensione che non può essere quella materiale e fredda di ogni giorno. Non siamo un orologio, ma siamo abitanti di questo tempo.
Conosco personalmente Carmelo, che ritengo un amico prezioso, come ne esistono pochi, e non posso, né voglio, scrivere questa breve nota nella veste di Editrice. Semmai, voglio finalmente anch’io spogliarmi di un ruolo e andare all’essenziale: la pace di Carmelo è esattamente quella che leggiamo nei suoi occhi tutte le volte che lo incontriamo e ci arricchisce con la sua profondità, con la sua delicatezza ed essenzialità. E anche quando ha un parlare semplice, quando non cita i filosofi che lui non ha mai smesso di studiare e approfondire, non è mai banale, poiché la sua semplicità è in realtà il dono più bello di chi è ricco solo di sé, della pace interiore che anela.
Si tratta, dunque, di un Cammino verso l’interno, anche se geograficamente appare esterno al luogo in cui il nostro Autore vive. In verità, è proprio questo il passaggio, lo snodo fondamentale che permette di lasciare il superfluo per essere l’essenziale. Nessun cammino è esente da ostacoli, neanche quello che ci viene narrato in questo volume lo è stato. A ciò si aggiungono i richiami della vita di tutti i giorni, le nostre personali sirene. Ma Itaca, in questo caso, non è un approdo, semmai è una tappa dell’infinito cammino che ci attende e che continuerà a esistere oltre noi.
La copertina di questo volume è stata studiata insieme a Carmelo. Abbiamo ragionato e l’idea iniziale di adoperare il bianco per rimandare la luce, il candore, la bellezza degli incontri e del percorso a tappe, è svanita presto. Abbiamo riflettuto e ci siamo concentrati sulla foto nella prima di copertina.
Il punto di luce, in realtà, è il giaciglio su cui ha riposato la speranza che ora, però, è più viva e forte che mai. Non langue, non resta assopita, ha ritrovato la vita.
Nulla si perde, se non perdiamo noi stessi. E nulla Carmelo ha perso perché pur ritornando nella sua città dove lo aspettano suo figlio Giuseppe, il cagnone Huros (un secondo figlio), il suo lavoro e la sua grande cerchia di amici, il nostro ritorna migliore di prima.
In questo, forse, potrebbe svelarsi il mistero del Cammino di San Francesco: andare via, perdersi, camminare, ritrovarsi e ritornare nella propria dimensione ma con una nuova consapevolezza.
Il mosaico del Cammino è compiuto attraverso le tappe di San Francesco, ma dentro di noi è costantemente in divenire e si arricchisce, ogni giorno, grazie gli incontri che facciamo e al tentativo di essere migliori di noi stessi ogni giorno.
“Filologia dell’Anima” è sì un percorso di fede e spiritualità, un peregrinare dentro e fuori, ma è anche la consapevolezza che contro la bellezza nulla può vincere, anche se talune volte il male sembra prendere il sopravvento.
Non si tratta, infine, di narrare suggestioni, ascese spirituali senza alcun senso e direzione, semmai si tratta di raccontare la pace interiore che ancora una volta è possibile recuperare e dentro cui possiamo bagnarci come fosse un battesimo.
Carmelo Eduardo Maimone ne è un esempio bellissimo: la pace e la serenità che i suoi occhi conservano e condividono con tutti coloro che incontrano ci fa sperare ancora una volta che non tutto è perduto e che la vita è l’intimo più importante che Dio ci ha potuto donare. Sta a noi farne una meraviglia da condividere con gli altri.