“Il testamento di Odisseo” di Giuseppe Messina

10,00

POEMETTO | Collana “Orme di poeti”
Pagine: 63
ISBN: 978 88 6300 125 9
Edizione: maggio 2014
Euro: 10,00
Formato: 15×21 cm

POEMETTO | Collana “Orme di poeti”

Il testamento di Odisseo

di Giuseppe Messina


Prefazione a cura di Graziella Lo Vano

Il fascino del viaggio, sognato, affrontato, subito o voluto, ha ispirato da sempre l’uomo. Il fascino dell’andare come ricerca o avventura. Viaggio come andare onirico o reale.

Ma le  implicazioni sentimentali sono molto più articolate e in esso vivono, o si alternano, diverse componenti che alcune volte possono essere complementari, altre volte possono trovarsi in antitesi. In ogni caso, è importante sapere quanto sia forte la voglia di intraprenderlo e con quale determinazione saper affrontare ciascuno il proprio e dal quale nessuno può mai sottrarsi: la vita.

Ma quanti hanno la consapevolezza della pienezza del proprio viaggio?

Odisseo affronta il suo “viaggio” con …trasporto, passione, pathos, fino a spingerlo ad andare… oltre le colonne d’Ercole… anche se si avvicina la tempesta e già… ne sente il tuono.

Il lettore si lascia scivolare sull’onda con Odisseo, entrando e uscendo da essa accompagnato dall’Autore, il quale descrive e colloquia con se stesso.

“Curioso” si definisce: “…per cui l’arcano mi attrae e oso”. Nel suo viaggio, Odisseo – dalla terra che lo ha visto partire – porta stretti a sé gli affetti più cari. Infatti, figura centrale nel suo andare, come stella polare, è il padre, che gli ha consegnato alcuni doni preziosi: l’umiltà, la saggezza, la sua vita come esempio, trascorsa tra guerre e affanni.

Odisseo chiede scusa al padre e alla madre, per la sua fuga che in quel momento gli appariva come necessaria nell’asfittica terra carente di idee. Soffocata da chi ha soffocato la libertà e si è ingrassato nel porcile.

Quella libertà che gli veniva negata e alla quale non poteva abiurare o tradirla abbassando la testa e tacendo. Infatti, egli non tace assolutamente.

Per cui da quel viaggio ritorna, nella consapevolezza di dover affrontare gli inganni della maga Circe o l’agguato del mostro con sei teste canine.

Ma come può, il Nostro, ostinarsi a chiamarlo “testamento”, se si sente ancora lo sferragliare della spada del lottatore… che ha imparato tutte le difese; il nemico ha saputo contrastare; sopportato imboscate e offese?

C’è sempre un “Polifemo” sulla strada – ripete con enfasi il Nostro savio – che la sua forza fa prepotente, ma è l’intelligenza l’arma che può sconfiggerlo.

Così dicendo, si rivolge insistentemente ai giovani: “Non ascoltate gli adulatori”, e anche se avrete tutti gli elementi contro: “siate roccia”.

Ma il viaggio non è ancora concluso, Odisseo insegue il prepotente tempo, per avere la possibilità di riuscire a consegnare ai giovani il suo sapere, e che lo storico Santi Correnti, estimatore delle opere del nostro, avrebbe senz’altro condiviso.

L’Autore ripercorre, dunque, gli stati dell’animo umano: il coraggio, l’umiltà, il pentimento, la partenza vista per alcuni aspetti come fuga o ricerca, la saggezza dell’esperienza; virtù, debolezze, sentimenti insiti in ciascuno di noi. Domande e interrogativi che assumono una valenza trascendentale nel linguaggio poetico, oltre che un ruolo naturalmente didattico nel dialogo interpersonale chiaramente manifesti. Sentimenti, atteggiamenti, interpretazioni nei quali si specchia l’Uomo.

E quando il tempo riuscirà infine a fermarlo, sarà la storia a ospitarlo per sempre.

Torna in alto