Il sogno di una Koinè comune. Origine e sviluppo della lingua siciliana di Filippo Scolareci

15,00

SAGGIO | Collana “Orme di STORIA”
Pagine: 132
ISBN: 978 88 6300 239 3
Edizione: settembre 2020
Formato: 17×24 cm
Euro: 15,00
Rilegatura: brossura a filo refe
Interno: patinato, a colori

“Il sogno di una Koinè comune”
Origine e sviluppo della lingua siciliana

di Filippo Scolareci

SAGGIO | Collana “Orme di STORIA”

Presentazione del volume

a cura dell’Arch. Nino Principato

“Koinè lingua comune, come uso linguistico accettato e seguito da tutta una comunità nazionale e su un territorio piuttosto esteso, con caratteri uniformi parentesi (in contrapposizione ai dialetti locali e alle parlate regionali, territorialmente limitati e disformi). Fu detta κοινὴ διάλεκτος la lingua greca comune, basata sul dialetto attico, che a partire dal IV secolo a.C., con le conquiste di Filippo e Alessandro Magno, si diffuse come lingua parlata e come lingua scritta e letteraria in tutto il Mediterraneo centro-orientale ellenizzato, eliminando progressivamente le parlate e i dialetti locali e imponendosi anche a parlanti di origine non greca”: così si legge nell’Enciclopedia Treccani. E così è il “sogno” di Filippo Scolareci, il sogno di scrivere e parlare l’unica Lingua Siciliana nella nostra Isola, in maniera da uniformare la fonetica, il lessico e le regole grammaticali, superando qualsiasi campanilismo.
Un saggio, questo di Scolareci che non è nuovo a “scorrerie” storiche siciliane (suoi i due volumi pubblicati “Poesie, Miti e Leggende siciliane”), frutto di un lavoro meticoloso di indagine ricerca che, com’è suo costume, parte da lontano e va alle radici di un fenomeno linguistico che certamente non ha eguali in altre Regioni d’Italia. Infatti, la conformazione geografica insulare della Sicilia ha consentito al dialetto di mantenersi immune da contaminazione di influenze di confine.
Tale particolarità ha fatto sì che i dialetti isolani, col passare del tempo, raggiungessero una certa omogeneità pur con lievi differenze dovute in massima parte ad inflessioni tonali e variazioni fonetiche. In sostanza, e lo ribadisce Scolareci in questo suo saggio, le diverse popolazioni che si sono succedute nel dominio della Sicilia vi hanno trapiantato i loro usi, i loro costumi, la loro cultura e quindi, inevitabilmente, i loro idiomi che col trascorrere dei secoli hanno perso in parte i connotati delle origini, pur mantenendo inalterate le radici etimologiche.
L’uso del dialetto scritto e parlato – afferma giustamente l’autore – deve considerarsi patrimonio multietnico e multiculturale da salvaguardare e non, come generalmente si crede, un momento socialmente e culturalmente riduttivo. Infatti, la cosiddetta “presa di coscienza del moderno”, e, cioè, il progresso, non deve di contro provocare la “perdita di coscienza del passato” perché ciò si tradurrebbe, inevitabilmente, in perdita di identità e, quindi, nello sradicamento da sé stessi.
Il libro è strutturato in tre parti fondamentali: un’esaustiva e documentata dissertazione sul vero significato della parola “dialetto” con approfondimenti sulla Scuola Poetica Siciliana; un excursus storico del territorio con riferimento ai cinque ceppi dominanti nella loro collocazione in Sicilia quali apporti più antichi alla formazione della Lingua Siciliana, Sicani, Morgeti, Siculi, Elimi, Fenici; una disamina sulle origini e sviluppo della Lingua Siciliana dalle origini fino i nostri giorni.
L’amore per la sua Terra di Sicilia, misto ad un senso di legittimo orgoglio, traspare evidente in Filippo Scolareci nel narrare anche della presenza entusiasta di illustri visitatori del passato: Marco Tullio Cicerone in Sicilia nel 70 a.C. per raccogliere le prove delle ruberie di Gaio Verre, che definì l’isola splendida e nobile e, Messina, civitas maxima et locupletissima (città grandissima e ricchissima); Johan Wolfgang Goethe in Sicilia tra il 1786 e il 1788 e che a Messina, nel maggio del 1787, affacciato sul piazzale della chiesa di San Gregorio e rapito dallo splendido panorama dello Stretto che si dispiegava davanti a lui, compose i bellissimi versi della canzone di Mignon: “Conosci tu il paese, dove fioriscono i limoni, e in mezzo al cupo fogliame fiammeggiano gli aranci d’oro; dove lieve un zeffiro spira dal cielo azzurro, ed il mirto sta silenzioso, ed alto si leva l’alloro?”. Insomma, il “Gran Tour”, quel viaggio a tappe che si diffuse dal 1400 in poi in tutta Europa, Sicilia compresa. Un percorso necessario al giovane rampollo di famiglia aristocratica per completare la sua formazione universitaria. Tra i viaggiatori più noti del Grand Tour in Sicilia sono da ricordare: Edmondo De Amicis, Algernon Swinburne, Didier, Francis Elliot, Carl August Schneegans, Emerson Farjasse, Alexandre Dumas padre, Joseph Hager, Hessemer, Knight, Emily Lowe, Claude de Marcellus, Munther, Tocqueville. E fra i più vicini a noi, Sigmund Freud (1910) e Friedrich Wilhelm Nietzsche (1882), autore degli “Idilli di Messina”.
La versatilità di Filippo Scolareci nell’esaminare a 360 gradi l’origine e lo sviluppo della Lingua Siciliana si spinge fino alla minuta disamina delle fonti archeologiche, statistiche, glottologiche, antropologiche, per poi fornire un quadro scientifico completo del “dialetto siciliano” come lingua madre, addirittura come vero e proprio idioma. E in ciò, di non secondaria importanza è per l’autore la nascita in Sicilia della “Scuola Poetica Siciliana” la cui influenza ebbe espansione anche nel nord-Italia, particolarmente in Toscana dove si costituì una corrente di poeti, i cosidetti poeti siculo-toscani, che successivamente avrebbe dato origine alla “Scuola del Dolce Stil Novo” e alla Lingua Italiana, affermatasi come lingua del popolo italiano mentre il siciliano, da cui tutto ebbe origine, fu degradato al rango di semplice dialetto regionale.
Della Lingua Siciliana si ha notizia fin dal 1230, quando un colto gruppo di funzionari e burocrati della corte palermitana di Federico II di Svevia, proclamato imperatore nel 1220, si dedicò alla composizione di poesie in volgare. Il volgare siciliano, in quel periodo, assurse a tanto splendore al punto che Dante Alighieri, nella sua opera De Vulgari Eloquentia, definì l’intera produzione poetica siciliana col nome di “Scuola siciliana” e affermò che i “pionieri” nel settore letterario e poetico in lingua volgare italiana furono proprio i poeti siciliani facenti parte di questa scuola. Egli, scrive testualmente: “E poiché la sede regale era in Sicilia, avvenne tutto ciò che i nostri predecessori poetarono in lingua volgare, fu chiamato siciliano: il che anch’io credo, né i miei successori saran capaci di cambiarlo”. Definisce, poi, il volgare illustre siciliano “honorabilius atque honorificentius” in confronto agli altri dialetti italici e senza dubbio riconosce alla Sicilia un primato linguistico oltre che culturale.
Secondo Santi Correnti, storico siciliano, i poeti che operano alla corte palermitana dell’imperatore Federico II di Svevia, nel decennio 1230-1240, hanno avuto il merito di:
– essere stati i primi “trovatori” italiani;
– avere forgiato una lingua poetica che è la prima espressione letteraria italiana;
– avere inventato la forma lirica del “sonetto” (2 quartine e 2 terzine) ad opera di Jacopo (o Giacomo) da Lentini.
Filippo Scolareci poi dimostra come la lingua o parlata siciliana attuale sia il risultato di un idioma originario costituito in Sicilia con l’arrivo dei Siculi nel 1270 a.C. e poi mescolato con diverse altre lingue, frutto delle dominazioni che si sono succedute nell’Isola, a partire dall’influsso greco (735-254 a.C.); latino (254 a.C. – 410 d.C.); barbarico (410 d.C. – 535 d.C.) (in atto, tale influsso non è documentabile. In questo periodo si continuò a parlare ed a scrivere in greco e latino); bizantino (535 d.C. – 827 d.C.) (in questo periodo si mantenne e si rafforzò l’uso dell’idioma greco anche perché, nel 535 d.C., l’imperatore Giustiniano proclamò la Sicilia provincia bizantina); arabo (827 d.C. – 1061); normanno (1061 – 1194); svevo (1194 – 1266); angioino (1266 – 1282); spagnolo e catalano (a partire dal 1282) (per quasi cinquecento anni gli spagnoli governarono la Sicilia e questa lunghissima dominazione fece sì che la loro lingua si fondesse armoniosamente con il dialetto siciliano). Un assunto, quello di Scolareci, che trova la sua conferma in un modo di dire ancora oggi usatissimo presso i siciliani e divenuto patrimonio nazionale: “Giuru pa’ vista ‘i ll’occhi” (Giuro per la vista degli occhi). Contrariamente a quanto si potrebbe pensare istintivamente, questo antico giuramento, in Sicilia non ha riferimento al bene più prezioso, appunto la vista, ma trae la sua origine a partire dall’occupazione dei Siculi nell’Isola. Era barbaro costume presso i Siculi, infatti, punire gli spergiuri con l’estirpazione degli occhi e il ricordo di tale orripilante mutilazione, per il terrore che evidentemente incuteva, è rimasto indelebile nella memoria collettiva e nel DNA dei siciliani.
Un legame forte, dunque, quello dei siciliani con il loro dialetto, al punto da far tradurre nel loro idioma importanti opere della letturatura mondiale come Angelo Di Capua (o Aniello Di Capua) che, nel sec. XIV, volgarizzò in siciliano l’Eneide di Virgilio o Frà Paolo Principato dell’Ordine di San Francesco di Paola, matematico e poeta insigne, che scrisse nel ‘600 una storia della vita del suo santo in poesia e tradusse in dialetto messinese “La Divina Commedia”. Per non parlare di Giovanni Campolo o Campoli, monaco messinese dei Frati Minori francescani vissuto nel sec. XIV, che tradusse dal latino in siciliano “Dialoghi” di San Gregorio Magno (“Libru du lu dialugu de Santu Gregoriu”), il primo testo di volgare siciliano che si conosca composto intorno al 1302 e di Tommaso Cannizzaro (Messina 17 agosto 1838 – 25 agosto 1921), poeta e letterato che nel 1904 pubblicò in terzine siciliane “La Divina Commedia”. In tempi vicini a noi, poi, il dialetto siciliano è tornato nuovamente in auge grazie a scrittori come Luigi Pirandello, Giovanni Verga, Luigi Capuana, fino al contemporaneo Andrea Camilleri e alle avventure poliziesche del suo “Commissario Montalbano”. Occorre quindi incoraggiare ed incentivare lo studio del dialetto insieme a quelli vicini a noi, complesso recupero ed approfondimento di fatti storici e culturali ad esso intimamente connaturati. E occorre, come scrive significativamente Scolareci in questo suo importante saggio, “[…] costruire una vera lingua siciliana […] avere “un solo vocabolario con la relativa analisi grammaticale” per tutte le nove province della Sicilia, frutto di uno studio approfondito e condiviso, affinché si possa finalmente rientrare nel novero delle lingue parlate e scritte, in modo tale da affrontare organicamente la questione […] affinché si possa finalmente riuscire a formare una vera futura lingua siciliana” e “[…] rafforzare ancora di più l’orgoglio, la forza culturale, quel senso della sicilianità e l’appartenenza a questa meravigliosa terra”: è il sogno di una koinè comune, è il sogno di Filippo Scolareci.

 


 

Note biografiche dell’Autore

Filippo Scolareci nasce a Montepulciano (Siena) il 7 ottobre 1943 da genitori messinesi, i quali nell’agosto del 1950 decidono di ritornare definitivamente in Sicilia.
– Titolo di studio: Diploma di Ragioniere e Perito Commerciale. Quadro Direttivo già in quiescenza della Banca Monte dei Paschi di Siena Spa, con incarichi di Titolare di Filiali ed Uffici Direzionali. Revisore ed Analista di Bilanci Ufficiali delle varie Imprese commerciali e industriali.
– Scrive poesie in lingua e in dialetto siciliano, ottenendo parecchi riconoscimenti locali, nazionali e internazionali. Ha pubblicato due volumi di storia e leggende siciliane ed un saggio sulla lingua siciliana, della quale a breve sarà pubblicata una nuova edizione.
– Nel 1976 fu uno dei soci fondatori dell’emittente televisiva “Riviera Tele Color” con sede a Venetico Marina (ME), dove svolse il compito di Vice Direttore dei programmi, curando in modo particolare l’organizzazione dei servizi giornalistici e conducendo anche programmi in diretta, con spettacoli a quiz di propria ideazione.
– Dal 1978 al 1982 svolge il compito di presentatore e ricercatore ufficiale del Centro Ricerche e Studi della Cultura Etnica Siciliana “I CARIDDI”di Messina, diretti dal fondatore Tobia Rinaldo.
– Dal 1983 al 1985 organizza e presenta, presso la sala Laudamo del Teatro Vittorio Emanuele di Messina, il “Cantariviera dello Stretto” ottenendo un buon successo di critica sia dai media che dagli addetti ai lavori.
– Dal 28 luglio al 2 agosto del 1986 viene chiamato a far parte della giuria della “I Rassegna del Teatro Dialettale Siciliano” che si è svolta a Venetico Marina, dentro la villa comunale.
– Dal 5 al 14 agosto del 2007 entra a far parte della giuria della III Rassegna Teatrale di Spadafora, organizzata dallo stesso Comune e dalla locale Pro Loco.
– L’anno successivo in data 18 gennaio 2008, presso la Sala Consiliare della Provincia Regionale di Messina, pubblica il suo primo volume dal titolo “Poesie, Miti e Leggende Siciliane”. La prefazione è stata curata dall’Architetto Nino Principato (cultore di Storia Patria) e dal prof. Alfonso Saya.
– Nel mese di settembre 2008, entra a far parte del direttivo dell’Associazione “Casa di Solidarietà ed Accoglienza” sita Barcellona P.G. (autorizzato dai Giudici di Sorveglianza del Tribunale di Messina), per svolgere volontariato nel seguimento di alcuni internati dell’ex Ospedale Psichiatrico, per un progetto caritativo “Si può”.
– In data 12 novembre 2008, presso ilTeatro lirico “Vittorio Emanuele” di Messina, partecipa alla 23ª edizione del Premio Nazionale di Poesia Colpaesce 2008. In tale sede gli viene assegnato il Primo premio per la poesia dialettale “Scavannu cu li mani”, la quale rievoca il triste e tremendo terremoto del 1908 che ha colpito la città di Messina.
– Dal mese di febbraio 2009 si occupa come volontario della “Charitas” di Spadafora, con il compito di Amministratore ed anche nella distribuzione di generi alimentari agli indigenti.
– In data 20 gennaio 2011, e fino ad adesso, viene chiamato a fare parte come componente della giuria della “Rassegna Teatrale Zancle” (Premio dedicato al compianto attore messinese Adolfo Celi), che in ogni stagione viene rappresentata nel Teatro San Luigi di Messina.
– In data 22 gennaio 2012, nel Palazzetto dello Sport di Spadafora, presenta il secondo volume dal titolo “Poesie, Miti e Leggende Siciliane”, con il quale in data 28 aprile 2012 vince il Primo premio del Concorso Letterario Metauros 2012 per la storia locale, conferitogli dall’Università Ponti con la Società.
– In data 22 ottobre 2012 partecipa alla VI edizione del Concorso Poetico Internazionale “Poeta Anch’Io”, sotto l’alto Patrocinio del Presidente della Repubblica. In tale sede gli viene conferito il “Premio Internazionale Empedocle” per la poesia in lingua “Un Piccolo Angolo di Cielo”.
– Il 23 ottobre 2012 nella V^ Edizione del Premio Nazionale di Poesia sotto “Sotto l’Egida dell’Amore”, indetta dall’Associazione Culturale Sportiva “Studio d’Arte L’Etoile” di Messina, gli viene assegnato il II Premio per la poesia in dialetto siciliano “Sicilia Bedda”.
– In data 28 dicembre 2012 riceve dall’Accademia Internazionale Il Convivio di Giardini Naxos (Me), il “Premio speciale della Giuria” per il Saggio inedito sullaLingua Siciliana “Il Sogno di una Koinè Comune”.
– Il 6 aprile 2013 nella 15ª edizione del Concorso Nazionale “Pittura e Poesia: Emozioni in Armonia”, gli è stato assegnato il Primo Premio (in abbinamento con un pittore) per la poesia “Amore, Musica e Poesia”.
– In data 13 aprile 2013 viene nominato Cavaliere Templare con decreto n° 1 da la Soberana Order Templaria San José, referente per la Sicilia.
– Il 23 ottobre 2014 partecipa alla VII edizione del Premio Nazionale di Poesia “Sotto l’Egida dell’Amore”, indetta dall’Associazione Culturale e Sportiva “Studio d’Arte L’Etoile” di Messina. In tale sede gli viene assegnato il 2° posto con la poesia in lingua “Gli Odori dei Ricordi”.
– Nell’anno 2014, dietro un suo progetto personale, unitamente al Presidente del Movimento Cristiano Lavoratori di Spadafora (Me), istituisce il 1° Concorso Nazionale Fotografico e Poetico “Fotografando… Pensieri e Sussurri dell’Anima”, giunto alla VI^ edizione, ottenendo moltissime adesioni da ogni parte d’Italia con relativi consensi positivi dagli addetti ai lavori.
– In data 3 giugno 2015 gli viene conferito (dal Cavaliere della Repubblica Italiana Silvano Bertolazzi) l’incarico di Presidente per la Sicilia dell’U.M.P. – Unione Mondiale dei Poeti – Scuola di Poesia Internazionale – School of Poetry.
– Dal mese di agosto 2015 e fino all’anno in corso viene chiamato dall’Amministrazione Comunale per presiedere la “Rassegna Teatrale Siciliana – Città di Spadafora”, che si svolge durante i festeggiamenti dell’Estate Spadaforese.
– In data 18 ottobre 2015, nel raduno Nazionale dei Cavalieri d’Italia, svoltosi a Venezia, per motivi “Culturali e Umanitari”, viene insignito con la distinzione di “Onore e Merito” e l’iscrizione nel libro d’Oro dell’Unione Nazionale dei Cavalieri d’Italia.
– In data 7 novembre 2015 partecipa al 1° Concorso Nazionale di Poesia “La Vita in Versi – Città di Cefalù”, organizzato dal Gruppo I Narratura e l’Associazione Cultura Muovi l’Arte. In tale sede gli viene assegnato il “Premio Speciale della Giuria”, per la poesia “Mani incrociate”.
– In data 23 ottobre 2016 (ed anche per quest’anno) è stato chiamato a fare parte della Commissione Giudicatrice della IX Edizione del Premio Nazionale di Poesia “Sotto L’Egida dell’Amore”.
– Il 6 agosto 2017, in una piazza gremitissima, durante una manifestazione indetta dall’Amministrazione Comunale di Spadafora, unitamente alla locale Pro Loco, gli viene conferito il titolo di “Personaggio eccellente” per avere rappresentato la cittadina tirrenica nel mondo della letteratura e nel volontariato.
– In data 20 gennaio 2018, il Consiglio dell’Accademia di Sicilia con sede a Palermo, gli assegna per la “classe lettere” il Diploma di Honoris Causa, nominandolo “Accademico di Sicilia”.
– In data 30 giugno 2018, unitamente ad altri otto soci fondatori, è stato nominato Vice Presidente nella costituenda “Accademia Regionale dei Poeti siciliani – Federico II”, con sede a Marsala.
– In data 23 agosto 2018 su specifica proposta del Presidente e del Segretario Generale dell’Accademia di Sicilia – Palermo, il Senato Accademico gli ha assegnato il mandato di Presidente della provincia di Messina.
– In data 16 dicembre 2018 (come il precedente anno) viene chiamato a presiedere la giuria del II Concorso Nazionale di Poesia della FilicusArte di Milazzo-Barcellona.
– In data 29 dicembre 2018 nel Primo Concorso Nazionale “La Cittadella della Cultura” del Museo Mirabile di Marsala gli è stato assegnato il “Premio di Presidenza”.
– In data 9 marzo 2019 nella II Edizione del Concorso Nazionale di Poesia Versi di Pace, svoltosi nel Salone delle Bandiere del Comune di Messina gli viene assegnato il “Premio alla Carriera”.
– In data 12 aprile 2019, per “il suo impegno nel Sociale” gli è stato assegnato dal Presidente e dal Senato dell’Accademia di Sicilia-Palermo il “Premio Internazionale Oscar del Mediterraneo”.
– In data 13 aprile 2019, nel 4° Concorso Internazionale di Poesia “La Vita in Versi” 2018 – Città di Cefalù, gli è stato assegnato “L’Encomio d’Onore” per la Sezione video-poesia dal titolo “Nel Cuore di un Sogno”.
– In data 12 ottobre 2019 nella III Edizione del “Premio di Arte e Cultura Memorial Giampaolo Accardo”, svoltosi nell’ampio Auditorium di Partanna (TP) gli viene conferito il “Premio alla Carriera” per avere
contribuito a valorizzare l’arte la cultura di innalzare i valori dello spirito.
– In data 19 ottobre 2019 nell’evento “Rime e Note di Sicilia”, organizzato dall’Associazione Gruppo Letterario “Sicilia Cori Miu”, svoltosi presso la “Sala delle Arti” del Comune di Gravina di Catania, gli è stato assegnato un “Premio speciale” per aver onorato il sentiero universale dell’Arte e della Cultura Siciliana.
– In data 12 gennaio 2020 dall’Associazione FilicusArte di Milazzo-Barcellona gli è stato assegnato il III Premio nella categoria dialettale con la poesia “Lu Jornu di lu piscispada”.
– In data 22 giugno 2020 gli è stato assegnato il II Premio, nella sezione delle video-poesie, all’interno del V Concorso Letterario Internazionale Città di Cefalù, diretto dal Patron Antonio Barracato, per il componimento dal titolo “Amore, Musica e Poesia”.

 

 

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