IL MARE ALLA FINESTRA
di Eugenio Rossitto
Prefazione a cura di Isidoro Aiello
Il poeta Eugenio Rossitto cesella le sue poesie col tocco soffuso che potrebbe appartenere a un paesaggista inglese dell’Ottocento (Hogarth, Reynolds, Turner). Il tratto del pennello è morbido, ma deciso. La ricerca del linguaggio è accurata. Il sentimento è sviscerato. L’ispirazione prende spunto da una fulminea curiosità rispettosa di definiti canoni estetici. Si tratta di “piccole tristezze”.
Sorprendente la maturità dell’Autore che ha composto questi versi intorno ai vent’anni. I sentimenti sono messi alla prova, ma mai il poeta si lascia andare a una sorta di elucubrazione. Tutt’altro. Da padrone la fanno scene di vita quotidiana (in particolare: “Barbone”, “Il porto”, “Profumo di mare”, “Bologna”, “Nebbia”, “Pioggia”, “Il mare alla finestra”, etc.). La ricerca tecnica delle poesie trae spunto da una spiccata sedimentazione. Mi permetto di ripetere: se il modello è assimilabile ai pittori inglesi, il contesto è spesso il nostro Meridione, come in “Profumo di mare”, “Per il proprio paese”, “Casalvecchio”, “Pastore dei Nebrodi”.
Invece, vicine al mondo anglosassone, che il poeta ha scandagliato durante numerosi viaggi in terra d’Inghilterra, sono le poesie “Fumo di Londra” e “Paesaggio inglese”. Alcune scene di marine ricorrono e quindi come velatamente accennato le rimembranze incombono. Il poeta è un rabdomante. Particolarmente suggestivo è l’affiorare del ricordo nella poesia “Ed è ciò che era” (un accenno all’eterno ritorno): “Ed è ciò che era/nell’ora più meridiana/nell’ora più impensata/
/come prima/in attesa della fine”.
Un proposito traspare dalle poesie di Rossitto, e cioè quello di rinnovarsi in moto perpetuo, una “scommessa” sulla poesia. La scommessa sul dubbio e sull’amore. Dubbio come prova dell’intelligenza, amore come astro che illumina la via.
E così questa agile lettura ci conduce per mano. In questo caso, in questo frangente, in questa circostanza si può mutuare con le dovute cautele da Leonardo Sciascia il termine “sicilitudine” come metafora della nostra terra. E la Sicilia è l’emblema della poesia.