“La voce di Pandora” di Ed Warner e Petite Paulette

11,00

POESIA / Collana “Orme di poeti
Pagine: 88
ISBN: 978 88 6300 063 4
Edizione: settembre 2012
Euro: 11,00
Formato: 15×21 cm

POESIA / Collana “Orme di poeti

La voce di Pandora

di Ed Warner e Petite Paulette


Note biografiche

Petite Paulette (Paola Vailati) nasce nel 1984, lo stesso giorno di John Lennon. In quinta elementare capisce che da grande vuole fare la scrittrice, perché le piace fissare quello che di meravigliosamente strambo succede nelle sue giornate di scuola. Inizia così a scrivere i suoi pensieri su diari rigorosamente a righe. Laureatasi in filosofia nel 2009, presso l’università olandese Radboud Universiteit di Nijmegen, Petite Paulette pubblica poesie e racconti in diverse antologie. A partire dal 2002, e anche durante la sua esperienza all’estero (2005-2009) è protagonista di reading poetici e di progetti culturali. Due piece teatrali vengono realizzate partendo dai suoi testi. Ciò che Petite Paulette produce è riconducibile alla letteratura sociale. Sensibile alle tematiche esistenziali contemporanee, crede fermamente che la vita personale di ognuno sia fortemente legata ed influenzata da quella della collettività. www.petitepaulette.wordpress.com

Ed Warner nasce a Lodi nel 1978, ma è sempre vissuto a Crema (CR). L’amore per la letteratura, la poesia e la conoscenza in genere ha sempre accompagnato ogni sua attività di studio e di lavoro. Dal 2008 ha cominciato a condividere le proprie opere inizialmente partecipando a portali e blog letterari, successivamente aprendo il proprio blog personale Ed Warner-Poesia ed infine collaborando con letture poetiche presso manifestazioni culturali multi genere ed interagendo con altri artisti emergenti delle diverse discipline. Alcune sue poesie sono state richieste per l’antologia Poetika 2009 e La mano che scrive vale la mano per arare a cura dei siti web Poetika ed In punta di penna, per le antologie Navigando a cura della casa editrice Il Filo, Demokratika e Frammenti ossei di Liminamentis editore. Nel 2010 la pubblicazione di Un giorno perfetto (Ed. Smasher).


Prefazione di Emanuele Edallo

Non è semplice definire l’opera di Ed Warner e Petite Paulette; un libro di poesie scritto a due mani è piuttosto insolito. In genere, si ritiene che la poesia esprima il lato profondo, intimo ed esclusivo di ciascuno, richiedendo, dunque, un unico soggetto parlante. In questo caso non è così e ci troviamo, anzi, di fronte a due Autori che riescono a raccontare insieme ciò che sentono della vita e del mondo, delle vicende di tutti i giorni che li hanno colpiti e del loro articolarsi entro racconti più grandi, antichi e arcani, tanto da dare il nome alla raccolta: La voce di Pandora. Si tratta, talvolta, di scritti non sempre sotto forma di poesia, per lo meno di quella che solitamente ci aspettiamo, data da versi di qualche misura, ritmo e – ma questo si può dire veramente arcaico – dalla rima. Sono, queste, forme messe in discussione da un secolo, perché allora pensate come sostanza della poesia stessa, mentre oggi sappiamo che non ne costituiscono la dimensione essenziale. Tuttavia, eliminarle richiede coraggio e riprenderle significa farlo sentendosi ormai al di là. Perciò nascono i versi liberi o, in non poche occasioni, parole che non usano alcuna forma di verso, ma si esprimono in pensieri sparsi, come esplicitamente detto in Apologia della doccia, in una sorta di prosa poetica, con periodi di varia lunghezza. Il legame con la tradizione si mantiene nella ricerca della forma retorica; così si ricorre al frequente utilizzo dell’allitterazione (grossi – massi – messi – immensi – rimossi; intimo – interno – interiore – intellettuale – insito; travolto – torto – tracce – terse; ascia – angoscia – poscia; occhi – socchiusi – raccolti – racconti – racchiusi – pastrocchi), alla metafora, all’ossimoro, all’anafora e all’anastrofe.

I temi nascono dalla suggestione del mito di Pandora, a cui era stato affidato un vaso con divieto di aprirlo, ma fu sopraffatta dalla curiosità e disubbidì, credendo di trovare un tesoro; ne uscirono invece tutti i mali, che possiamo identificare nella precarietà e nell’angoscia dell’esistenza. Restò, fortunatamente, la speranza.

Così La voce di Pandora entra in risonanza con i diversi accadimenti della vita quotidiana, compresi i più banali, con le nostre reazioni ed emozioni di fronte ad essi, a volte anche risentite; scorrendo i suoi versi vi si possono rintracciare il persistente senso d’angoscia (Lieve), il tema del disincanto, della disillusione (Ho sognato di morire; Poeticando), una visione decisamente pessimistica della vita (La festa è finita) e un forte sentimento di solitudine. Rimane, tuttavia, un barlume di speranza, una luce che da fioca cerca di diventare sempre più luminosa. E’ la luce della salvezza interiore, della pace dei sensi, da poter avvicinare e raggiungere attraverso la poesia, attraverso la ricerca della parola che si fa mezzo, arnese a cui aggrapparsi, in quanto permette di non smarrire la strada, e, allo stesso tempo, diviene sveglia per le coscienze di chi, ormai da tempo, sembra perso in una sorta di immobilismo perenne. La parola, che lentamente si fa speranza, dona la consapevolezza di non essere solamente deboli e inermi ma di possedere gli anticorpi (Stella Guerriera) per affrontare i mali che dal vaso di Pandora sono traboccati nella società.

Questo viaggio che, attraverso il dubbio, la follia, la debolezza, il buio e la guerra, porta alla speranza, viene accompagnato e complicato dal tema amoroso; si tratta di amore vissuto e problematico, talvolta avvolgente sino all’estasi, talvolta malefico e illusorio, che permette vie di fuga, ma solamente trancianti e definitive (Uno oppure tre). La sofferenza continua e persistente, che non si fa sconfiggere da momentanei sprazzi di felicità (Novocaine for the soul) lascia spazio, in chiusura d’opera, alla speranza di una luna nuova (Ai padri) e di forti mani salvifiche (Narciso a primavera), fino alla serena accettazione, non rassegnazione, di un destino segnato da una nuova epifania rappresentata dalla purezza del ritornar bambino. E’ evidente il tentativo degli Autori di collocare tutto ciò in un ambito di sapienza antica, di sforzo di equilibrio, di ricerca di una condizione dove i rapporti con gli altri vadano stemperandosi; dove le contraddizioni proprie di qualunque esperienza riescano a trovare un modo di coesistere, senza escludersi e senza annullarsi.

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