“A sensi congiunti” di Angela Greco

10,00

POESIA | “Orme di poesie”
Pagine: 42
ISBN: 978 88 6300 071 9
Edizione: settembre 2012
Euro: 10,00
Formato: 15×21 cm

Esaurito

POESIA | “Orme di poesie”

A sensi congiunti

di Angela Greco


COPIE ESAURITE


Nota biografica

Angela Greco è nata il primo maggio 1976 a Massafra, nella provincia jonica, dove con passione vive, ama suo marito e sua figlia ed abita nel centro storico in un appartamento con le pareti azzurre ed arancioni di mare, sole, maestrale e tramonti mozzafiato dalle finestre della cucina, affiancata dal ricordo dei suoi genitori e del suo cane. È un perito agrario per condotti studi, amante dei Sud e dei cavalli neri, attualmente occupata in poesia e con la sua bimba, la casa ed il suo blog-collettivo artistico Il sasso nello stagno.

Nel 2008 la salentina Lupo Editore ha pubblicato Ritratto di ragazza allo specchio, 17 racconti che l’Autrice considera poco più di un’esercitazione, ma che segna il suo esordio letterario; il 2010 ed il 2011, invece, sono gli anni delle composizioni poetiche in antologie di autori vari sparse un po’ su tutto il territorio nazionale e della presenza dei suoi versi in alcuni siti e altri blog.

Questa silloge segna il suo esordio nella Poesia edita.


«Quella di Angela è una poesia moderna, senza punteggiatura, da leggere tutta d’un fiato. E’ il verso stesso, che andando a capo, crea la punteggiatura. Nella sua produzione poetica ci sono riferimenti alla percezione onirica, quasi a voler raccontare tramite i versi poetici i sogni fatti durante la notte.

Il ruolo della poesia per Angela Greco è quello di esplorare e mostrare la realtà, essa nasce da un bisogno intimo e va verso l’intimità di un altro, in silenzio e in solitudine; per questo la Greco è contraria alla spettacolarizzazione della poesia.

Potendole porre alcune domande, ne abbiamo approfittato per interrogarci sull’arte, sulla sua funzione, sulla sua forza comunicativa ed espressiva. Ne sono derivati ulteriori e stimolanti spunti per riflettere sulla poesia e sui poeti:la nostra ospite si schiera contro le dicotomie di significato, suggerendo di vedere la poesia come qualcosa di inscindibile dalla vita e dalla quotidianità». (Fonte: Zona_Franca)


Nota finale di Roberto Ranieri

Quando, per sussurri a fior di pelle o infuocate sillabe, la scrittura poetica attraversa e rimodula senza risparmio, parafrasando Barthes, un discours amoureus, nella sua fisiologica frammentarietà di “discorso orizzontale”, non sarebbe male rinvenire fra le pagine l’utilità di un segnalibro a rovescio; una strisciolina che, anziché segnare un ordine nel flusso, rimescolasse la linearità dei segni in un fruttuoso ricircolo, e il prima-dopo dei grafemi sciogliesse, come sua ragion d’essere, onde ricorsive e concentriche. Perché spesso il motore di un “discorso amoroso” poe(ma)tico trae forza, nel verso sulla pagina e nel recto dell’immaginario, da una cinghia di trasmissione eternamente circolare, senza intoppi; con un elemento di ossessività formale che talvolta, segnatamente in poesia, celebra una metamorfosi fruttuosa, e può farsi risorsa utilissima

Così, davanti alla fatica poetica di Angela Greco, forse sarebbe meglio lasciare per un momento sullo sfondo questioni di stile o modelli, per individuare piuttosto nel testo il punto d’equilibrio, per dirla ancora con Barthes, fra gli input convergenti di un “discorso sull’amore” e di un “discorso d’amore”; in altre parole, fra l’operazione linguistica che trae alimento dall’esperienza soggettiva per riscrivere ab imo il proprio rapporto col mondo, e la lettera di un’operazione inversa, che investe il codice del valore di instrumentum nei confronti di ogni urgenza rappresentativa del Sé rispetto all’Altro-amato. Nel circoscrivere il rapporto sinergico fra le due istanze, proprio per il suo riflesso diretto nella costruzione del testo, si può forse collocare la prima chiave utile per avvicinarsi al libro di Greco; nel quale l’innesco di una circolarità analogica del rapporto Io-Mondo, altrove terreno di coltura per scorciatoie spesso resistibili di sapore ermetico-simbolista, sembra nutrirsi qui dell’urgenza carnale e sanguigna di un’azione pronominale estensiva, dal Sé al Noi, tutta interna a un “discorso d’amore” alla ennesima potenza, chiamata a innervare l’intero edificio e incardinarlo nelle pieghe di una ricorsività ad personam; luogo letterario di sapore più antico, quindi, a tratti perfino arcaico, dove la parola assume in prima battuta la plasticità di un signum senza scorciatoie o devianze arbitrarie; luogo in cui Tu e Mondo finiscono per giustapporsi, riscrivendo da un’angolatura inedita, non “femminea” ma “femminile” per surplus energetico, i contorni di un “uomo – angelo” garante del contatto con una sorta di Olimpo dei sensi, sia sul piano corporeo che in quello di “significati ultimi” delle cose; di qui forse la “congiunzione” evocata nel titolo, che traghetta all’ancoraggio terreno di un senso ritrovato ogni contatto – compenetrazione fra i due amanti.

Il dettato circolare sembra trovare reiterata accensione in un focus ritmico e timbrico circoscritto al singolo verso, in un quadro liberamente polimetrico; sicché il poemetto, più che rinviare a un continuum per accumulo, sembra piuttosto disegnare un dialogo fra inserti intercomunicanti, serrato e stingente, con la forza di chi sa trarre energia dalla limatura variata e inesausta di un unico blocco simbolico in affioramento; e letterariamente sceglie, a “sensi congiunti”, un corpo a corpo fittamente allegorico, che assorbe qua e là suggestioni e topoi novecenteschi di sapore surrealista (“tra fili di buio vengo/sul delta di pelle nera”; “rivederti è abbandono di remi e redini/sale da bere nell’azzurro mancato”) in un tessuto di inesausta tensione alla res, senza scorciatoie o devianze rispetto a una bussola corporea di rigenerazione semantica (“a rima dischiusa sul percorso/dalla bocca ai tuoi lombi e così sia/nella congiunzione di mani salde”). Un corpo a corpo che sulla pagina non dà tregua all’amato e impegna il lettore senza risparmio, pasta d’ali e transfert verso ineffabili, eppure umanissime divinità di garanzia.

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