POESIA | Collana “Orme di poeti”
Umili speranze
di Andrea Il Grande
Prefazione a cura del dott. Santi Biondo
Il segreto della presente raccolta poetica consiste nell’abilità – da parte dell’Autore – di mettere assieme, estrapolate dalle sue sillogi poetiche, un prezioso “distillato” di parole che, come uno scorcio luminoso nella sua esistenza, diventano composizioni, poesie… vita.
“In tutte le cose della natura”, scriveva Aristotele, “esiste qualcosa di meraviglioso”.
Nei versi di Andrea, la natura coglie anche l’intimo più profondo e, attraverso la rievocazione di mezzo secolo, scruta il “cuore” e l’“animo”, le “speranze” e le “false pretese” di un uomo maturo.
Il poliedrico significato di una vita non si esprime con facilità, ma da numerosi versi trasuda tutto il travaglio interiore di un vero poeta che sa e vuole leggere in se stesso gli “affetti indelebili”, i “sospiri del cuore”, le “umili speranze”, in un viaggio di delusioni e passioni, di aspettative e false pretese.
La forza espressiva segnata dallo squilibrio tra ricordi, gioie e sofferenze, e spesso sottolineata da efficaci polisindeti, chiarisce come i sentimenti facciano costantemente irruzione nell’esperienza quotidiana, “nei fatti di vita”, né possano in alcun modo essere rimossi.
Già una prima lettura fa scorgere, dietro e dentro le parole, immagini, pensieri, scene di vita passata che alloggiano nitide nell’animo tormentato del poeta, facendo immedesimare anche il lettore più superficiale nelle sue “false pretese”.
Al tema ricorrente della sofferenza e alla costante dell’incertezza, fanno da contraltare la speranza e l’attaccamento alla terra natia, che in “Emigrante” e ne “Il mio Paesino” raggiungono l’apice: in esse la piaga sociale e la rabbia soffocata si riflettono come in un gioco di specchi: “tradito sei stato da figli di sangue”, “paese di terra di fiori e di piante” ed ancora “grazie al sudore di questi fratelli invadono il mondo i tuoi frutti più belli” e di contro “o bassi fratelli, che danno faceste, i figli a venire futuro non hanno”.
Chi si aspetta un approccio introspettivo poco im- petuoso e staticamente meditato, vi troverà invece profonde riflessioni in un iter colmo delle inevitabili tracce di un tempo irremovibile; esse rimangono lì, a ricordare il corso della vita in cui c’è stata un’epoca spensierata e felice: “tu piccolo Angelo” “trasudi d’immenso” e subito in “gioiosi orizzonti”, dove il passato ed il “nuovo delicato trasporto d’intense emozioni” rinnovano il senso della speranza, di “nuovi gioiosi orizzonti”…